sabato 29 dicembre 2012

Capitano mio capitano! (lettera aperta al signor 7x5)


Di epressione carmelitana: "l'arte è follia, tutta l'arte è storia della follia". Ecco chi ne sa certamente più di lei, mio arrogante masticatore di numeri.
Esimio signor 7x5, lei in data non precisata in risposta a similare mia affermazione di cui sopra, esponendo(si) le carte in tavola sulla questione, diede la seguente specificazione: "esiste una pazzia positiva e una pazzia negativa". Ma egregio mio soldatino (di piombo, almeno per quanto riguarda l'apparato neuronale), non si può giocare con i numeri, ridurre tutto a codice binario. 1,2...1,2... 1,2. aut aut. o questo o quest'altro. La follia non si può squalificare a tale squallore unilaterale, altrimenti che follia sarebbe. La follia è follia, è liberatoria, in quanto esula... diverte (nell'etimo "uscire dal solco"). Il miracolo dell'arte avviene appunto quando vengono superati i binari dei codici. Non ci si può fasciare la testa prima di rompersela. D'accordo siamo nella miseria del sociale, del civile...
Lei è un ufficiale, di certo non in pensione e neanche congedato, dato che svolge la sua mansione-missione militare civile (sic). Sì, certo, lei è un'anima(le) immolato sull'altare dei numeri, condannato al suo eterno quotidiano, al suo ruolo sociale di livellatore. E come è coscienzioso nel fare il suo dovere!
Quel che mi fa rabbia è che un banchiere, un numeratore, uno scaricatore portuale di numeri e anche di pallini (magari su mandato), si prenda la briga, l'onere forsennato e fideistico, di etichettare e definire l'arte, un artista. Il vangelo è che io sono Van Gogh, mio caro i(d)d(i)o-latra padrepiista (sanpiista adesso, per la felicità dei bigotti). Non nel senso che gli somiglio o che ne imiti la sua esperienza (irripetibile), ma lo sono interiormente, come dire altrimenti: a tutti gli artisti di genio e che sentono in sé questo demone vangoghiano (potrei dire picassiano, baconiano) capita di finire nella macelleria dei signor 7x5, un'esercito sterminato di numeri e numeratori, denominatori (etichettatori)...
Può farvi da eco certamente il professorino di educazione artistica, che vi tiene compagnia e che compagnia! Attentiii! Riposo! Fetore accademico, balistica di cazzate numeriche nosocomiali.
Egregio capitano mio capitano, ritornando ai pallini di cui sopra e che tenterò di spiegare qui di seguito, come si può concepire una siffatta frase amatoriale così equilibrata: "se qualcuno ti spara lo fà per il tuo bene". Meno male che non lo fà per il (mio) male. Siete una bella congrega voi e tutto il resto della scala gerarchica del fatebenefratelli. Io questo bene così profondo ve lo ricambierei, a pistolate, a lei, al maresciallo, e a tutta la schiatta di militi noti. Ma se fossi io a sparare e a fare in tal modo del bene, sarebbe reato, nevvero?... Non è questa una contraddizione? Non è pura follia questa che qualificate come "buona"?... Due pesi e due misure. Mica male. E i numeri vanno a farsi friggere. Allora dobbiamo dire che questo bene à la folie se non è il mio è di qualcun altro, il cosiddetto bene comune. Oh, adesso è tutto più chiaro, ogni cosa torna a suo posto. Un ufficiale pubblico, militare, del resto, pensa nient'altro che al benessere della compagnia, al suo plotone, al suo reggimento, all'irrigimentazione. Bene vostro. Scusate se vi dò del voi, ma siete in tanti. Dio mio, quanti ne siete! Un esercito di benefattori. E questa follia del resto viene validata dal credo cristiano (il cui etimo guarda caso risale a cretino).

La società è mafia (J. Lacan). Ma noi parliamo di mafia come se fosse altro da noi, vero signor 7x5? La mafia della lupara (d'accordo, adesso modernizzata e computerizzata) esiste in quanto il terreno sociale è il suo humus. La società in quanto mafia partorisce i suoi picciotti.

Ritornando al delirio dell'arte. Lei ha perfettamente ragione, ovvero, le conviene, a stabilire questa dicotomia tra follia sana e follia insana. Non è forse l'arte tutta borghese?... Il vero artista è lei che sguazza nei numeri e che quando non gli tornano i conti comincia a sparare cazzate, palle e pallini. Non è coerente mio caro imbiancato sepolcro. Avete fatto tutto a vostro immagine e somiglianza, perfino D-io. Signor 7x5 quanto fà Dio, quanto fà l'arte. Presto, dillo senza pensarci su. E no, caro, bisogna prima riflettere, in seguito pianificare, verificare e poi agire, magari con cautela. Se si cade, almeno si cade in piedi. No? Caro, caro il mio dottore. Non va proprio bene.


Capitano mio capitano, lei e il suo branco di imbecilloni alle armi, sareste indagati tutti per concorso in tentato omicidio, se la legge funzionasse a dovere e fosse uguale per tutti, o almeno condannati diciamo per uso improprio di armi ed atti intimidatori. Ma la mafia, ovvero la società, la legge la fà lei e la applica a sua discrezione. Nevvero? Anche se siete una massa di imbecilli, vi dò un consiglio, non giocate troppo con la follia e con i fucili, altrimenti potreste farvi male e potrebbe scapparci anche, volendo non volendo, il morto. Cretini! Pardon, cristiani!

Ripescando frasi nel marasma del suo stupidario infinito, penso dovrebbe dare una spiegazione sul fatto che "io non possa fare la vita che voglio". E quale vita dovrei fare quella che volete voi?... Quella già progettata da altri. E che vita sarebbe? Programmata?... La fede nella trinità dio-patria-famiglia ve la lascio. Non so che farmene. Il civile e il sociale ficcatevelo dove più vi aggada. Non sono un bambolotto elettronico da programmare, ne tantomeno un mentecatto da commiserare. Ma quante volte ve lo devo dire di non contare su di me (detto papale papale, perché non vi fate un po' i cazzi vostri!), se no rischiate di sbagliare il conto. E vi toccherà poi rimediare alla bene e meglio (come dice lei "per il mio bene") di nuovo con palle e pallini. Io le palle già ce le ho piene di mio e potrebbero esplodere da un momento all'altro, con il rischio che le schegge impazzite colpiscano gli ignari innocenti passanti.

Chi è implicato in questa allegra faccenda venatoria? Io come faggiano certamente, infatti io e il faggiano siamo due gocce d'acqua. I comunali, non so quanti. Almeno uno. Qualcuno della caserma, altri della mafia locale... "Hanno liberato dei faggiani davanti la casettina di campagna dove abito". Non c'erano altri posti?... No. Perché io non sono ubiquo e se sto in un luogo, non posso stare in un altro. Così i cazzatori seguono il loro ri-fiuto, va dove ti porta il faggiano. Poi tutta quella finzione di facciata da facce-di-cazzo-tinte, simul-attori, scandalizzati per l'accaduto... "Sì, Stupendo, Mi viene il vomito".
Signor capitano mi fermo qui. Comunque, un altro consiglio gratuito. Se proprio vuole fare del bene a qualcuno, lo faccia magari a sua moglie. Prenda il fucile da caccia che ha in dotazione, anche un arma militare va bene lo stesso (ce ne sono di veramente micidiali), lo punti addosso alla sua gentile consorte e dimostrale tutto il bene più profondo. Spero per la disgraziata che il zozzo bene che vogliate concederle sia solo di superficie.

P.S. La vignetta, anche se dedicata ad altro scopo, vale anche per vossia. Baciamo le mani.

Riprendo.

Lo scopo recondito di questa tentata fucilazione, intimidatoria, si capisce facilmente. Il mafio-comitato cittadino, con la sua bontà infinita, aveva deliberato di farmi ritornare a casa. Come se la casa fosse mia e non del popolo. Vabbè, lasciamo perde. Visto che con le buone e altre recondite accortezze attuate-perpetrate non aveva ottenuto granché, si risolse di madare avanti il plotone d'esecuzione, tra i cui costituenti ci doveva essere sicuramente più di qualche gran coglione. I giorni precedenti vi fu un viavai di cazz-attori. Io, conoscendo ormai da anni quest'ambiente di merda, già prevedevo che qualcosa sarebbe presto dovuta accadere. E infatti questo qualcosa accadde una mattina presto, era ancora buio. Da una station wagon escono come dal cilindro due cazz-attori. La macchina subito se ne va e i due restano nelle immediate vicinanze, molto immediate. Troppo. Diciamo, a un tiro di schioppo, va, nemmen venti metri. Ero fastidiato da questa presenza inopportuna, dacché costoro non si risolvevano a dipartire, come loro uso e divisa cazziatoria impone, per andare a caccia. Come sfingi. queste due sagome, miravano esterefatti la mia figura. Davanti la porta del ripostiglio (la casetta), avrei spiegato volentieri con parole che la macchia si trovava dall'altra parte, ma loro guardavano come imbambolati me schifato. Considerato che queste due sagome non s'allontanavano ma sembrava avessero deciso di permanere sul suolo di Totaro e confinanti, entrai dentro e chiusi la porta. Sentii improvvisa, ma non inaspettata, una scarica di pallini frusciare tra gli alberi prospicienti la mia dimora campestre, altri colpire o ricadere sulla retìna della zanzariera. Mi volevano far fuori?... Realizzai allora che non erano venuti per i faggiani liberati, ma per il sottoscritto. Presi il cellulare e telefonai al 112, affinché venissero in mio soccorso. Intanto queste bertucce armate, indolenti, sparata qualche altra cartuccia diversiva in tutt'altra direzione si allontanarono. È inutile dire che i birri chiamati e attesi non pervennero in tempo sul luogo. Non pervennero affatto. Alcune ore dopo, la stessa mattina andai alla caserma dei carabinieri per denunciare l'accaduto. Il maresciallo di turno ambiguamente mi disse che la sua pattuglia dell'aspetta e spera non era riuscita a trovare laddove mi fossi ubiquato. Strano. Io speravo arrivassero i nostri, invece più in là mi accorsi che questi fucilieri (forse addirittura dell'arma) che minacciavano di impallinarmi, intimidirmi, avevano a che fare proprio con la caserma dei carabinieri, con i comunali, e con altri mafiosetti del mio bel paese.

Un paio di mesi dopo, a febbraio, questa mia motivazione addotta troverà conferma. Ma questa, Dio volendo, la racconterò nei post successivi. Buone feste.

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